Usi e Costumi

Non tutti sanno che Amatrice, oltre a essere la patria degli spaghetti all’amatriciana e meta preferita di tour culinari, è anche culla di tradizioni popolari che hanno dato vita a strumenti particolari che esaltano gli usi e i costumi locali. Stiamo parlando della ciaramella amatriciana, strumento a sacco della famiglia degli aerofoni tipico di Amatrice e della ristretta zona compresa tra i limitrofi comuni di Accumoli, Cittareale, Posta, Borbona e Montereale. Insieme all’organetto e al tamburello ha accompagnato nel passato la maggior parte delle cerimonie e delle feste popolari. Strumento a fiato di origini pastorali, deriva dalla cornamusa e dalla zampogna dalle quali si differisce per alcune modifiche alla struttura.

La ciaramella amatriciana è costituita da un otre ricavato dalla pelle di una pecora, trattata con sale marino o siero di latte, che serve come deposito di aria. La pelle di pecora è rivoltata per cui il pelo si trova all’interno. La parte posteriore dell’animale è chiusa da una legatura così come anche la zampa anteriore sinistra. Alla zampa anteriore destra è invece applicato un insufflatore in legno di sambuco intagliato che serve per immettere aria nell’otre. Al collo dell’animale è applicato un ceppo in legno da cui partono tre canne. Due di esse, per la mano destra e per la sinistra, sono modulabili e munite di fori per le dita, la terza è zittita e funge solo da sostegno per la presa. Le tre canne in genere sono legate tra di esse con nastri colorati. All’interno delle canne suonanti si trovano le ance doppie, dette pipìzzole, costituite da lamelle di canna stagionata recisa rigorosamente con luna calante di gennaio. La forma allungata delle pipìzzole conferisce alla ciaramella il tipico suono molto nasale.

L’assenza di bordoni rispetto alle altre zampogne fa delle Ciaramelle uno strumento unico in Italia. Durante l’esecuzione l’otre, tenuto davanti al corpo stretto tra le gambe e le braccia, viene gonfiato e l’aria convogliata alle canne attraverso la pressione delle braccia.

Quando nasce la ciaramella?
Le zone della Conca Amatriciana e della Valle Falacrina, sin dalla notte dei tempi, hanno vissuto di pastorizia e l’uso delle ciaramelle deriva proprio da questo mondo arcaico e primordiale. Dovendo dar loro una collocazione temporale non si può tralasciare il dato che le ciaramelle sono le dirette discendenti della Tibia Latina in uso presso gli antichi romani. Per questi motivi la nascita di questi strumenti è da collocarsi nel I secolo a.C. dovuta all’accoppiamento tra canne sonore e l’otre di pecora quale riserva d’aria.

Quali sono le caratteristiche di quelle di Amatrice?
Pur essendo molto simili alle zoppe e a volte sono ricavate da esse, conservano delle caratteristiche non comuni alle altre zampogne perchè sono le uniche in Italia ad essere prive di bordone. Nel suono però non manca l’effetto bordone che non è reale, ossia continuo, ma viene ottenuto con la ripetizione frequente di una nota relativa alla suonata, la quinta sul charter sinistro. La struttura a doppio oboe e bordone muto determina diverse forme musicali nel repertorio della regione. Tale repertorio è molto consistente nei settori del canto per la sposa, nel saltarello e nel canto a ciaramelle.

Il canto per la sposa è una forma rituale espressa nell’occasione delle nozze. La prima parte del canto, detta piagnereccia, riguarda la cacciata della sposa dalla casa paterna e si esegue davanti alla casa nativa della sposa. Si realizza con trilli regolari della canna piana (il pianto della femmina) mentre alla canna bassa è affidato un vero secondo modulo melodico molto espressivo, ricco di acciaccature e di singhiozzi.

Segue la canninareccia eseguita dal ciaramellaro che cammina alla testa del corteo nuziale. Ritmo ternario non ballabile, cadenzato e di marcia sghemba, un po’ buffa.

La terza parte, crellareccia, è un salterello ch segue la cerimonia in chiesa e può essere accompagnato dal tamburello. Un brano a scansione binaria con isole ternarie.

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